Quando ebbe finito di parlare, Gesù disse a Simone: Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca. Simone rispose: Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti. Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore. Gesù disse a Simone: Non temere; dora in poi sarai pescatore di uomini. E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.
Mi sembra di vederli sulla riva quei poveri pescatori, che con aria afflitta e delusa, dopo una notte di fatica inutile, coi piedi nella sabbia e le teste chine, lavano quelle reti che non sono servite a niente. Mi sembra di vederli alzare la testa per guardare quel giovane Maestro che arriva proprio là, dove sono loro, con le loro legittime preoccupazioni, che li prega di poter salire. Ci mancava solo questa, come se non bastasse una notte intera ad aspettare pesci che si sono dileguati, una notte buttata via: ora tocca anche stare fermi ad aspettare. Cosa avrà detto Gesù, seduto su quella barca, alla folla? Di cosa avrà parlato? E come risuonano quelle parole nei cuori stanchi e sfiniti di Simone e soci? Me lo immagino il sorrisetto di Simon Pietro al sentir raccontare di pecore e lievito, di uccelli del cielo e fiori dei campi: la realtà per lui e compagni è tutta in quelle reti vuote, nella fatica sprecata della notte. E ora? Ma non è il figlio del falegname? Che ne sa Lui della pesca, vuole forse insegnar loro il mestiere di pescatore? E poi pescare di giorno, quando lo sanno anche i bambini che è nella notte che abboccano i pesci? Prendi il largoSulla tua parola Prendi il largo, non ti arenare sulle delusioni, impara ad andare oltre i fallimenti, gli scoraggiamenti, le stanchezze: prendi il largo con me, ti accompagno io, andremo insieme a scoprire cosa cè un po più in là, dove svaniscono i pesi e la barca quasi affonda, dove il mare si unisce al cielo; ti insegnerò a volare Sulla tua parola, Signore: non ci capisco niente, sono confuso, ma sento incredibilmente che di Te mi posso fidare, che posso rischiare e darti una possibilità, anche se mi chiedi limpossibile. Quasi mi vengono le lacrime agli occhi, ma non nel vedere la barca piena di pesci, ma perché sento che hai azzerato le distanze tra fondo del mare e cielo, tra fallimento e vittoria, tra peccato e perdono. Un po mi vergogno di quello che sono. Ma tu ancora rilanci la mia paura, mi insegni ad andar contro tutte le ragioni di questo mondo, contro la forza di gravità delle mie sconfitte e delle mie disperazioni, che mi trattengono a riva come zavorre e ancore. Ci tufferemo insieme: le barche sono troppo piccole in questo mare sterminato di donne e uomini stanchi e le reti non bastano, ci vuole la vita da buttare al largo. Senza criterio alcuno, sulla Tua parola.
(Letture: Isaia 6,1-2a.3-8; Salmo 137; Prima Lettera ai Corinzi 15,1-11; Luca 5,1-11)