Perché guardi la pagliuzza che è nellocchio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dallocchio del tuo fratello. Luomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; luomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda.
È tutta una questione di occhi, è sempre una questione di occhi. Quando Dio creò il mondo vide che era bello e buono, e sussultò di gioia anche davanti ad Adamo perché vide in lui le sue infinite possibilità, vide la sua luce nonostante le ombre. Locchio di Dio sa vedere il fiore nel seme, la spiga nel chicco e la promessa di futuro che ognuno porta in sé, racchiusa nel cuore. Si cresce solo se si è sognati scriveva Danilo Dolci e Dio sogna, eccome se sogna: Lui sogna sempre in grande quando ci guarda. Io invece perché mi ostino a cercare le ombre anziché la luce? I miei occhi, accecati dalle schegge del rancore o della rabbia, oppure appannati dalla malinconia e dalla angoscia, distorcono la realtà, la trasfigurano, proiettano sullaltro i miei fantasmi: e allora le mancanze e gli errori degli altri mi sembrano unonda minacciosa pronta a farmi affogare, un masso in bilico messo là apposta per schiacciarmi. Vedo ciò che non cè e ne ho paura; non mi accorgo che quel che sto guardando è il risultato di una visione falsa, contraffatta da ciò che mi porto dentro, dalla mia imperfezione che è del tutto uguale, se non maggiore, a quella del mio fratello o della mia sorella. Ipocrita, sì, e anche presuntuoso. Mi dò arie di saggio, di esperto, di maestro, dispenso consigli, suggerimenti e risoluzione di problemi come se avessi in pugno la verità; dimenticando che in me cè lo stesso buio, lo stesso tremare davanti alla vita, lidentica possibilità di sbagliare, sono un cieco che guida un altro cieco. Quando Dante nellInferno incontra il suo maestro, Brunetto Latini, gli si rivolge dicendogli: Minsegnavate come luomo setterna: il vero maestro insegna come diventare unico, straordinario nella propria umanità, pienamente se stesso. Qui sta la nostra eternità. Locchio di Dio mi vede così: mi dà luce, mi dà respiro, mi regala profumo di eterno, di per sempre. Vorrei avere gli occhi di Dio, capaci di sognare e non di giudicare, capaci di guardare oltre tutte le pagliuzze e scovare in me e negli altri il tesoro buono, quello che ognuno si porta dentro, nascosto in fondo al cuore. Un pozzo molto profondo è dentro di me. E Dio cè in quel pozzo. Talvolta mi riesce di raggiungerlo, più spesso è coperto da sassi e sabbia: allora Dio è sepolto. Bisogna di nuovo che lo dissotterri, scriveva Etty Hillesum. Ci vogliono mani da minatore e uno sguardo che illumina con occhi spregiudicati, insomma esperti nel sognare.
(Letture: Siracide 27,5-8; Salmo 91; Prima Corinzi 15,54-58; Luca 6,39-45)