10-04-2025

Dio, fragile nellamore, ma forte nella vittoria

13 aprile 2025 Domenica delle Palme - Anno C


Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. Gesù, gridando a gran voce, disse: Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito. Detto questo, spirò.Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: Veramente questuomo era giusto. Così pure tutta la folla che era venuta a vedere questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornava battendosi il petto. Ce lo ha fatto capire fin dal principio, quando ha scelto di venire sulla terra non bardato di corazze e fulmini, ma nascosto nella tenera pelle di un bambino, profumata di latte e carezze. Ce lo ha dimostrato in tutta la sua vita, quando ha avuto sonno, sete, fame e stanchezza; quando ha provato il bisogno di appoggiarsi agli amici, quando non è riuscito a frenare le lacrime dinanzi allamico morto o sulla città che lo avrebbe ucciso e quando ha avvertito lombra gelida della morte. Non è mai stato freddo e imperturbabile, non ci ha mai dato limmagine di un Dio spavaldo, a cui non trema il cuore, ma di un Padre che corre incontro commosso al figlio che credeva perduto. Un Dio capace di piangere, un Dio fragile. Fragile fino alla morte. La chiamano Passione di Gesù: nella nostra lingua il termine passione significa anche inclinazione, trasporto, desiderio, afflizione e intensa sofferenza. Tutti significati che stanno qua, in queste pagine di vangelo che ci parlano di un Dio così appassionato da morire scusando, che è più che perdonare: Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno; un Dio così appassionato che continua a voler bene ai suoi amici nonostante i tradimenti e labbandono; un Dio che fa di un brigante il primo e sicuro santo della Chiesa. Forse è proprio lamore che lo rende così fragile. In tutto il suo processo, celebrato con laccusa di essere un agitatore politico, non si difende, questo Dio fragile, Lui non alza la voce, Era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori (Is.53,7) e ai suoi amici, per ritrovarlo, non lascia che un pezzetto di pane e un sorso di vino ed un consiglio: Chi tra voi è più grande diventi come il più giovane, e chi governa come colui che serve. Lui che ha benedetto ciò che tutti temono, la povertà, la fame, la sete, le lacrime; Lui che ha amato ciò che il resto del mondo disprezza; Lui che si è scagliato contro lingiustizia e il potere che rende schiavi, oggi sembra sopportare tutto questo, come uno qualunque, come uno di noi, come lultimo di noi. Un Dio difficile da accettare oggi, un Dio che scandalizza: troppo debole, troppo uguale a noi, così fragile da morire. E se a noi viene da chiederci Dove sei Dio? anche Lui, nel momento più duro, ha gridato:Perché mi hai abbandonato? Un Dio abbandonato da Dio è scandaloso per chi crede che si vince solo trionfando o affermando prepotentemente la propria verità, calpestando con la violenza il più debole; per quelli che credono in un Dio che mette la legge al di sopra dellamore, in un Dio immobile, impenetrabile, che fa paura. Si fece buio su tutta la terrail velo del tempio si squarciò Fragile da morire è il nostro Dio, oggi, ma Lui sa che il trionfo definitivo sarà della vita che esploderà, nonostante i sepolcri sigillati, nonostante i soldati di guardia. Sarà una vibrazione damore, quello stesso amore che lo ha reso così fragile.

(Letture: Isaia 50,4-7; Salmo 21; Filippesi 2,6-11; Luca 22,14-23,56)