24-04-2025

Le ferite del Signore, sigillo eterno damore

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: Pace a voi!. Gesù disse loro di nuovo: Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi. Detto questo, soffiò e disse loro: Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati. Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Didimo, non era con loro quando venne Gesù. [...]

Spero sia stata solo una dimenticanza o la solita abitudine di non conteggiare le donne nel novero dei presenti, ma non posso immaginare il ritorno di Gesù senza un primo, speciale e privilegiato abbraccio alla mamma, presente anchessa con i discepoli come raccontano gli Atti degli Apostoli (At 1,14). O forse, come ipotizza don Tonino Bello, Maria fu testimone diretta della resurrezione durante quella notte misteriosa, la prima a posare gli occhi sulla definitiva capriola della storia, quando la vita prese il sopravvento sulla morte. Come i suoi occhi furono i primi a posarsi sul Dio fatto uomo, così i suoi occhi si inumidirono e brillarono nel vedere il Figlio svegliarsi dalla morte: lei lunica a vedere morire la morte. Gli altri furono testimoni del Risorto. Lei della Resurrezione (T. Bello). Gli altri, sì, ma tra loro non cera Tommaso che immagino come un bambino ipercinetico che non riesce a star fermo e deve trovarsi qualcosa da fare, muovere le gambe per distogliere il pensiero. Se ne era uscito Tommaso quel giorno, forse mandato proprio dagli altri ad annusare laria di Gerusalemme dopo tutto quel che era successo. Non cera Tommaso quando le porte nemmeno si aprirono, quando nessuna maniglia cigolò e comparve il Maestro. Ci sarà stato un sorriso sulle Sue labbra nel rivederli, e i Suoi occhi scherzosamente li avranno accarezzati mentre diceva: Sono vivo, sono tornato per non andarmene mai più. State calmi, io ci sono. E al rientro Tommaso non capisce tutta quelleuforia, quegli occhi lucidi di pianto ed allegria: Il Signore è venuto qua è vivo Quanto mi assomigli Tommaso nel bisogno che hai di constatare, di verificare, di accertarti che tutto sia proprio così; quanto mi assomigli nel voler mettere il dito nella piaga, a costo di far ancora soffrire, testardo e ostinato, ma poi talmente innamorato da riconoscere che il tuo è un Dio ferito e vivo. Non rinuncia il Signore alle sue ferite, se le porta nelleterno della sua vita come una carta didentità, come sigillo del suo amore. Si lascia toccare perché lo sa, Lui lo sa bene che la vita, quella vera, va toccata proprio là dove è nata: nelle fessure dove circola il tempo e linfinito. Il nostro papa Francesco ha raggiunto il Risorto, ora lo vede: a lui il mio grazie per il suo andare a cuore aperto, per la leggerezza della sua serietà, per i gesti così naturali e il suo saper aspettare con cuore di bambino. Grazie Francesco, anche se resterà di te solo un canto di allodola nella notte, sarà speranza e coraggio per chi lo avrà ascoltato. Semplicemente grazie.
(Letture: Atti 5,12-16; Salmo 117; Apocalisse 1,9-11.12-13.17-19; Giovanni 20,29)